La stitichezza è un disturbo estremamente diffuso, ma spesso sottovalutato. Molte persone convivono per anni con difficoltà a evacuare, senso di incompleto svuotamento, gonfiore addominale e dolori episodici, considerandoli “normali”. In realtà, quando la stitichezza diventa cronica, ossia si presenta per almeno tre mesi consecutivi e influenza la qualità di vita, può trasformarsi in un vero e proprio problema proctologico.
Capire quando è il momento di rivolgersi a uno specialista consente di prevenire complicanze serie e migliorare in modo significativo il benessere intestinale.
Cos’è la stitichezza cronica?
La stitichezza (o stipsi) si definisce come una ridotta frequenza delle evacuazioni, generalmente meno di tre a settimana, e/o una difficoltà costante nell’evacuazione. La forma cronica si caratterizza per la presenza dei sintomi per più di tre mesi e include diversi aspetti:
- evacuazioni poco frequenti
- sforzo eccessivo
- feci dure o caprine
- sensazione di blocco o ostruzione
- necessità di manovre manuali
- sensazione di incompleto svuotamento
Si tratta di un disturbo multifattoriale, che può dipendere da abitudini scorrette, stress, scarsa attività fisica, alimentazione povera di fibre, ma anche da condizioni anatomiche o funzionali dell’ultimo tratto intestinale.
Quando la stitichezza diventa un problema proctologico?
Non tutte le forme di stitichezza richiedono una visita specialistica. Tuttavia, quando i sintomi persistono o compaiono alcune complicanze, è importante rivolgersi a un proctologo.
1. Dolore durante la defecazione
Il dolore è un segnale da non ignorare. Feci dure e sforzo cronico possono provocare ragadi anali, una delle cause più frequenti di dolore acuto al passaggio delle feci.
2. Presenza di sangue
Anche piccole tracce di sangue sulla carta igienica possono indicare:
- ragadi
- emorroidi interne o esterne
- infiammazione o lesioni del canale anale
Il sanguinamento non deve mai essere sottovalutato.
3. Sensazione di ostruzione o blocco
Quando l’evacuazione sembra “bloccata” nonostante lo stimolo, potrebbe trattarsi di:
- prolasso emorroidario
- rettocele (soprattutto nelle donne)
- disfunzioni del pavimento pelvico
Queste condizioni richiedono una valutazione accurata.
4. Stipsi associata a muco o incontinenza
La fuoriuscita di muco o piccole perdite fecali può essere segno di alterazioni del canale anale o del retto, spesso legate al prolasso o a uno sforzo evacuativo eccessivo.
5. Comparsa improvvisa della stitichezza
Un cambiamento repentino del transito intestinale, soprattutto dopo i 50 anni, merita un approfondimento per escludere cause organiche importanti.
Le principali cause proctologiche della stitichezza cronica
Quando la stitichezza ha origine proctologica, non dipende solo dall’intestino “pigro”, ma da alterazioni dell’ultimo tratto dell’apparato digerente. Le più frequenti sono:
1. Prolasso rettale o prolasso emorroidario
Il tessuto che scivola verso il basso ostacola l’evacuazione e crea un senso di incompleto svuotamento. Il paziente spesso deve spingere molto, aggravando la situazione.
2. Ragade anale
Il dolore porta a trattenere volontariamente le feci, peggiorando la stitichezza e favorendo un circolo vizioso difficile da interrompere.
3. Rettocele
Si tratta di una protrusione del retto verso la vagina (nelle donne). Questo “sacco” trattiene le feci, impedendone la completa espulsione.
4. Disfunzione del pavimento pelvico
I muscoli che regolano la defecazione possono contrarsi in modo anomalo invece di rilassarsi, rendendo l’evacuazione difficile e dolorosa.
5. Stenosi anale
Un restringimento del canale anale può derivare da interventi precedenti, malattie infiammatorie o cicatrici interne.
Sintomi che non devono essere ignorati
Se la stitichezza è accompagnata da uno dei seguenti segnali, è necessario rivolgersi al proctologo:
- sangue rosso vivo o sangue all’interno delle feci
- dolore acuto al passaggio delle feci
- perdita di muco o liquido
- prurito anale persistente
- noduli, gonfiore o fuoriuscite dall’ano
- sensazione costante di incompleto svuotamento
- dimagrimento inspiegabile
- cambiamento improvviso dell’alvo
Il corpo invia segnali precisi: ascoltarli permette una diagnosi precoce.
Complicanze della stitichezza cronica non trattata
Ignorare la stitichezza per molto tempo può portare a complicanze dolorose e invalidanti:
1. Emorroidi
Lo sforzo ripetuto aumenta la pressione sui vasi sanguigni fino a provocare infiammazione, gonfiore e sanguinamento.
2. Ragadi anali
Le feci dure possono creare piccole lacerazioni, spesso estremamente dolorose.
3. Prolasso del retto
Lo sforzo cronico può indebolire i tessuti e causare fuoriuscita parziale o totale del retto.
4. Fecalomi
L'accumulo di feci molto dure può ostruire completamente il transito intestinale.
5. Incontinenza fecale
Paradossalmente, uno sforzo eccessivo nel tempo può indebolire lo sfintere, causando perdite involontarie.
Diagnosi: come il proctologo individua la causa
La visita proctologica è semplice, indolore e permette di identificare rapidamente la causa della stitichezza. Gli strumenti principali sono:
Visita clinica
Il medico raccoglie informazioni sulla storia del paziente, stile di vita, alimentazione e andamento dell’alvo.
Esplorazione rettale
Dura pochi secondi e permette di valutare tono muscolare, dolore, presenze anomale o difficoltà evacuative.
Anoscopia
Con uno strumento piccolo e illuminato, il medico osserva emorroidi, ragadi e mucosa del canale anale.
Ecografia transanale
Utile per valutare sfinteri e tessuti profondi.
Defecografia o risonanza del pavimento pelvico
Indispensabili nei casi di sospetto rettocele o disfunzione del pavimento pelvico.
Come trattare la stitichezza cronica quando è di origine proctologica
Il trattamento dipende dalla causa. Spesso è possibile ottenere miglioramenti significativi con interventi mirati.
1. Modifiche dello stile di vita
Sono essenziali in ogni fase:
- aumentare fibre e idratazione
- camminare ogni giorno
- evitare di trattenere lo stimolo
- regolarizzare gli orari
2. Terapie farmacologiche
Per ammorbidire le feci e facilitare l’evacuazione possono essere utili:
- lassativi osmotici
- supposte alla glicerina
- pomate lenitive e anti-infiammatorie (nel caso di ragadi o emorroidi irritate)
3. Riabilitazione del pavimento pelvico
Fondamentale in caso di dissinergia muscolare. È una terapia non invasiva con ottimi risultati.
4. Trattamenti ambulatoriali
Per emorroidi o ragadi croniche, il proctologo può proporre:
- legatura elastica delle emorroidi
- crioterapia
- infiltrazioni di botulino per le ragadi
- scleroterapia
5. Chirurgia
Indicata quando i trattamenti conservativi non sono sufficienti o quando è presente un prolasso importante, un rettocele severo o una stenosi.
L’obiettivo non è solo risolvere la stitichezza, ma ristabilire il corretto equilibrio anatomico e funzionale del tratto anorettale.
Prevenzione: come evitare che la stitichezza diventi un problema serio
Prevenire è sempre più semplice che curare. Alcune abitudini quotidiane possono ridurre drasticamente il rischio:
- bere almeno 1,5–2 litri di acqua al giorno
- assumere regolarmente fibre da frutta, verdura e cereali integrali
- svolgere attività fisica costante
- evitare uso cronico di lassativi stimolanti
- non ignorare lo stimolo
- dedicare tempo all’evacuazione senza fretta
Una corretta routine intestinale è un vero investimento per la salute.
La stitichezza cronica non è solo un fastidio: quando persiste nel tempo può diventare un vero e proprio problema proctologico, con ripercussioni sulla qualità della vita e sulla salute dell’ultimo tratto intestinale.
Riconoscere i segnali d’allarme e rivolgersi tempestivamente a uno specialista permette di individuare la causa e intervenire con soluzioni mirate, spesso poco invasive e molto efficaci.
5 Domande e Risposte sulla Stitichezza Cronica
1. Quando la stitichezza è considerata cronica?
Quando i sintomi persistono per almeno 3 mesi e influenzano la qualità di vita.
2. È normale vedere tracce di sangue quando si è stitici?
No, è un sintomo da valutare. Può dipendere da ragadi o emorroidi, ma richiede un controllo.
3. La stitichezza può causare prolasso?
Sì. Lo sforzo ripetuto indebolisce i tessuti e può causare prolasso rettale o emorroidario.
4. Cosa fa il proctologo durante la visita?
Valuta il canale anale con esame obiettivo, anoscopia ed eventuali approfondimenti.
5. Il problema si risolve solo con i lassativi?
No. I lassativi possono aiutare, ma è fondamentale trattare la causa proctologica alla base.